Nel cuore di Venezia, tra calli silenziose e canali che riflettono la luce come seta liquida, si apre l’atelier della Tessitura Luigi Bevilacqua, al 1320 di Santa Croce. Qui, quattro tessitrici intrecciano fili e trame con grazia e precisione, trasformando il lavoro quotidiano in poesia materiale. Silvia, Ilaria, Carlotta e Giulia custodiscono un sapere antico, incarnato nei 18 telai originali del Settecento, recuperati nel 1875 dalla Scuola della Seta della Serenissima.

Questi strumenti, pazientemente restaurati e curati, diventano estensioni delle loro mani: con delicatezza e controllo guidano ogni filo, creando velluti che respirano la storia e la maestria di generazioni di artigiane. Tre di loro ci conducono attraverso il loro mondo, raccontando esperienze, segreti e curiosità di un mestiere in cui ogni centimetro di tessuto è unico e prezioso.

Produzione di velluti a mano: le difficoltà e il valore

Ogni velluto nasce da un rito lento e delicato. Giulia ci racconta che già allestire un telaio artigianale è un’impresa che può durare da uno a due mesi, fino a sei per le creazioni più complesse. Ma la vera magia richiede ancora più tempo: dietro ogni centimetro di tessuto pregiato c’è la mano di un essere umano, che alcuni giorni è più vigorosa, tessendo fino a 40 cm in otto ore, altri giorni rallenta, dando vita a un ritmo diverso.

La precisione è essenziale: occorre sfilare le barre di ferro che plasmano il pelo del velluto e tagliare con la lama speciale, in un gesto che è insieme fisico e poetico. I pedali del telaio, mossi con forza, danno vita a un dialogo tra schede forate nella macchina Jacquard, fili di trama e ordito.

“Nessuna di queste operazioni può essere compiuta con leggerezza”, racconta Giulia. “Non siamo macchine. Le piccole imperfezioni che talvolta compaiono sui tessuti non ne diminuiscono il valore: anzi, le rendono uniche, autentiche, artigianali”.

Tessitrici Bevilacqua Gloria | Tessitura Bevilacqua

La tessitrice Giulia

La formazione in una tessitura artigianale a Venezia

Nel XIX secolo diventare tessitrice era un cammino lungo e rigoroso: quattro o cinque anni, iniziando a nove o dieci anni. Oggi, pur accelerato a due anni, il percorso mantiene la stessa anima. Due fasi fondamentali guidano l’apprendistato: osservare una tessitrice esperta e comprendere alla perfezione il telaio, prima di tessere un solo filo di velluto da soli.

Silvia ricorda:

“Ho studiato all’Istituto d’arte del tessuto, ed è lì che ho scoperto la Tessitura Bevilacqua. Finiti gli studi, inviai il mio curriculum e fui fortunata: in quel momento avevano bisogno di nuove tessitrici”.

Ma Ilaria sottolinea che l’inizio è solo un passo:

“Quando arrivi qui, serve una nuova formazione, teorica e pratica. A scuola non ci sono questi telai, quindi impari gradualmente. Solo osservandoli per anni si comprende il passaggio dei fili, i nodi e come intervenire quando qualcosa si rompe”.

Le tessitrici più esperte trasmettono il sapere alle nuove leve, perpetuando un ciclo antico di maestria. Silvia e le sue colleghe hanno imparato dalle artigiane ora in pensione e faranno lo stesso con chi arriverà domani.

L’esperienza quotidiana insegna anche il valore dell’umidità: quando l’aria è troppo secca, i fili sulle bobine non si intrecciano correttamente. In estate, le tessitrici spruzzano delicatamente l’acqua sotto la cantra, lo scrigno che ospita le bobine, per mantenere vivo il filo del velluto.

Le nostre tessitrici – Galleria di immagini

Lavorare con un telaio manuale

I telai manuali della Bevilacqua sono antichi, delicati, quasi vivi. Possono rompersi facilmente, e solo l’orecchio allenato di una tessitrice sa percepire il segno di un problema.

“Ascoltare il telaio è fondamentale”, racconta Giulia. “Non c’è musica nella sala: il rumore del telaio deve essere chiaro, riconoscibile. Qualsiasi suono insolito richiede intervento immediato, per non rovinare il tessuto”.

La tessitura è un’arte sensoriale: la vista non basta. Ogni rumore, ogni vibrazione racconta la storia dei fili e guida la mano esperta a creare capolavori.

Le tessitrici Silvia e Ilaria

Il segreto per la sopravvivenza di una tradizione

Il lavoro è complesso, sì, ma ogni tessitrice sa di aver generato qualcosa di irripetibile.

“È un mestiere duro e faticoso,” afferma Silvia, “ma creare un pezzo unico con tecniche e strumenti che quasi nessun altro possiede è una soddisfazione indescrivibile.”

La tradizione, antica di secoli, vive grazie alla passione e alla maestria degli artigiani che la custodiscono, tramandandola a chi verrà dopo di loro.

Ascoltate il racconto di Silvia e Ilaria nel video realizzato da Ampersand Video, in collaborazione con i Musei Civici veneziani e l’Accademia di Belle Arti di Venezia.

Un ringraziamento a chi ha permesso la realizzazione di questo filmato:

Foto di Camilla Glorioso e Marta Formentello
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